Magna divisa Iati

Castello di Iato

Varianti

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Identificazione

Circoscrizione di Iato.

Traduzione

La grande divisa di Iato. Inizia dalla parte settentrionale di Jato dove si trovano a contatto i confini di Jato e Partinico, si va alla sommità del monte delle Capre che è sopra Sagana e sopra la valle Karram: le acque che scorrono ad occidente appartengono a Jato, ad oriente appartengono a Palermo. Si scende a meridione lungo il vallone discendente che si trova nei pressi del casale di Hendum, tra il casale e Renda: Renda appartiene al territorio di Jato, il casale di Hendum al territorio di Palermo. Si attraversa il fiume che scende da Renda e si sale a Sedram ovvero all’altura che si trova nell’insenatura del monte, sino alla grande pietra che si trova nella terra dei figli di Abdella, sino alla via che conduce a Palermo, e il confine taglia la strada e sale all’inizio della coltivazione dei figli di Fitile, sino alle pietre rosse e scende lungo il rigagnolo d’acqua e attraversa il vallone che scende dalla fontana Tabri; quindi sale alla grande pietra e va in linea retta alla via che porta da Darge a Palermo. Si va alla sommità, ovverossia alle pietre piantate che si trovano accanto e si va quindi al fiume Hagem si attraversa lo stesso fiume e si sale alla torre Elfezsi e si arriva al muro di Parco; si va lungo il muro sino alla portella del pozzo, sino alla via che conduce a Babia, si attraversa la via medesima e qui si separano i confini di Jato da quelli di Palermo e si uniscono ai confini di Cefalà ovvero, alla torre delle Pietre: le acque che scorrono ad occidente appartengono a Jato, quelle a oriente a Cefalà; si sale lungo la cresta che c’è tra Maganoce e Santagnes e Maganoce è all’interno dei confini di Jato, e si scende al corso d’acqua che scende dal casale detto Santagnes, si attraversa il corso stesso sino a che si raggiunge la strada che porta da Corleone a Palermo, indi si sale al monticello degli Avvoltoi e si va al monticello dei Serpenti sino all’inizio del fiume: qui si separano i confini di Jato da quelli di Cefalà, e ci si unisce ai confini di Corleone; i confini scendono fino ad Haiarzeneti e si congiungono con il fiume Benzurra e si va al vallone Elgarie sino al casale Bahari che appartiene al territorio di Jato ma è posseduto dal signore di Corleone: e qui si separano i confini di Jato e quelli di Corleone e si uniscono ai confini di Calatrasi. [Questi] iniziano dalla rupe del casale Bahar, sino alla chiesa che si trova all’interno dei confini di Jato ma è posseduta dal signore di Corleone, e dalla chiesa si va al vallone che si trova sotto Karieno, si scende al fiume di Calatrasi, si attraversa il fiume sino al casale Belice che è deserto, e si scende al casale Safi. E il casale Safi appartiene al territorio di Jato. Ci si congiunge alla via pubblica che scende ai mulini e si va per la stessa via sino a che si congiunge con la via pubblica che porta a Mazara e qui si separano i confini di Jato da quelli di Calatrasi e si congiungono con i confini di Mazara; i confini girano ad occidente lungo la via sino al punto in cui si raggiunge la via che porta al casale Rahalumur, si attraversa la stessa via e si va per la via principale, finchè si arriva alla pietra Ierans; si scende lungo il vallone sino al fiume Freddo, si segue lo stesso fiume scendendo sino al casale vecchio di Ursino e qui si separano i confini di Jato e quelli di Mazara e ci si unisce ai confini di Calatafimi. I confini scendono lungo il fiume sino al casale Veli, si va sino alla confluenza del fiume Barcoc col fiume Freddo, e qui si separano i confini di Jato da quelli di Calatafimi; si va lungo il fiume Barcoc sino alla strada che porta da Calatafimi alla via per Permenino: ma su questo tratto di confini non si è avuta identità di vedute tra gli anziani di Jato e quelli di Trapani. Si va per la stessa via sino alla cima del monte che si trova sopra Permenino, si scende per Capo Lungo e per la pietra Budre, si va al monticello del figlio di Salomone, si va al luogo detto Cadime sino a Dariesin, sino alla grotta del Negro, al vallone chiamato Rummi, alle sorgenti Mortille e si va ad Ansalia; si attraversa il vallone delle pietre sino al luogo chiamato Ulizeyser e si va sino a Mestetabseyru, quindi si attraversa il fiume Buchabith e si sale lungo la via che conduce a Milge, si segue questa sino al vallone del Lupo, finchè si arriva agli alberi di fichi che si trovano sotto la fontana di Eracle ubicata nel guado. Si attraversa il prato e quindi e ci si congiunge alla via di Partinico, si va con essa sino al punto in cui ci si congiunge con l’acqua che scende dal luogo chiamato Adrius, si sale con il condotto d’acqua sino al sopradetto Adrius e si va alla cima del monte sopra Mirto, al luogo del monte chiamato Saf-Saf; si va verso le parti alte del monte che è detto Monte Elmegini, sino al punto in cui si congiunge col fiume Fullonis sopra il mulino, si tagliano a metà le terre di Sagana sino al vallone del Notaio, chiamato Chandackerram, e si sale al monte delle Capre, e qui terminano i confini.

 

Descrizione

 

La Magna divisa Iati  era un territorio di grandi dimensioni – circa 20.000 salme – esteso a nord di Monte Iato, che solcava il confine di Partinico e il Monte Capraro sovrastante la valle del notaio; a sud il confine toccava il vallone Cannazzola nei pressi del casale Renda, attraversando il fiume Sant’Elia sino alla via che conduceva a Palermo, che sembrerebbe corrispondere all’attuale Regia Trazzera della Cannavera, un antico braccio della via publica Mazarie; da qui tagliava la strada e attraversava campi per giungere ad un gruppo di pietre rosse e ad un rigagnolo d’acqua; quindi andava in linea retta lungo la via che portava dalla Scala della Targia a Palermo. Risalendo da questa strada, il confine si spostava alle mura di Altofonte, costeggiandole sino a separarsi dal territorio di Palermo per unirsi a quello di Cefalà. Poi risaliva lungo la cresta tra Monte Maganoce (IGM, s. 25/V, Piana degli Albanesi, f. 258, sez. I-NO: Monte Maganoce si trova a sud-est di Monreale, nel territorio del Comune di Piana degli Albanesi, Pa) attraversando la via Corleone-Palermo, forse la Regia Trazzera di Sant’Agata, sino ad unirsi ai confini di Corleone ed Haiarzeneti. Da qui il confine di Iato si congiungeva con quello di Calatrasi sino ad una chiesa, giungendo al casale Belice – deserto – e al casale Safi. Solcava quindi la via pubblica che scendeva dai mulini e proseguiva lungo questa via sino ad incrociare la via pubblica per Mazara dove si separava dal confine del territorio di Calatrasi per unirsi con quello di Mazara, girando ad occidente lungo la via, che attraversava per incrociare la via principale; scendeva ancora lungo il vallone sino al fiume Freddo di cui seguiva il percorso sino a congiungersi col confine del territorio di Calatafimi. Proseguiva quindi sino alla strada che conduceva da Calatafimi alla via per Permenino, dalla quale risaliva verso Capo Lungo e, attraversando una serie di località oggi non identificate, tagliava a metà le terre di Sagana sino al vallone del Notaio, dove – ricongiungendosi a monte Capraro – terminava.

 

 

Il distretto di Iato si estendeva dunque tra quelli di Partinico, Palermo, Corleone, Calatafimi, Calatrasi, Mazara e Trapani: un’area strategica, attraversata da sei corsi d’acqua e segnalata per la fertilità del suolo per lo più coltivato a grano.

 

 

La zona era contraddistinta da un elevato addensamento insediativo: oltre ottanta casali (la cifra comprende anche i casali segnalati nelle 43 divise facenti parte del distretto di Iato; se invece si considerano esclusivamente i casali citati nella Magna divisa Iati il numero va ridotto ad una trentina) popolati per lo più da villani di origine musulmana.

I percorsi stradali sul territorio di Monreale

I casali di Santa Maria Nuova

Le fortificazioni sul territorio di Monreale

Insediamenti rupestri

 

 

 

 

Notizie

 

Il primo insediamento a Monte Iato risale al X-IX secolo a.C.; nel corso del VI secolo a.C. il villaggio indigeno viene ellenizzato ed occupato ininterrottamente fino al 1246 d.C., anno della sua distruzione  ad  opera  delle  truppe  sveve dell’imperatore Federico II.

A partire dal IV secolo a.C. Iaitas, così come tutta la Sicilia occidentale, è sotto il dominio cartaginese: da Diodoro Siculo sappiamo che essa, tra il 278 ed il 275 a.C., è assalita da Pirro, re dell’Epiro, e che durante la prima guerra punica (264-241 a.C.) gli ietini, cacciati i Cartaginesi, si consegnano ai Romani.

Da un passo della Naturalis Historia di Plinio il Vecchio e attraverso le opere di Silio Italico e Plutarco, è noto che nei 79 d.C. la latina Ietas è annoverata tra le 45 città di Sicilia tributarie di Roma e che, nella prima età imperiale, è uno dei cinquanta insediamenti urbani più importanti dell’isola. Stando alle indicazioni del Malaterra  nel 1079 Jato è un abitato munito di oltre tredicimila famiglie: la cifra però sembra molto esagerata e dev’essere probabilmente ridotta a meno di duemila.

Nel 1176 il municipium Jati e il suo territorio sono concessi alla chiesa di Santa Maria la Nuova di Monreale.

documento I.1

La fondazione di Santa Maria Nuova

 

 

 

Nello stesso anno Tustan, vescovo di Mazara, cede i diritti episcopali della propria diocesi sul territorio di Iato a Monreale, con diploma confermato nel marzo 1182.

documento III.6

documento III.8

Decime e relazioni con i vescovati meridionali

 

 

 

 

Nel 1182 i confini della Magna divisa Iati vengono descritti nel rollo della Chiesa.

documento I.4

Il Rollum Bullarum

Semiotica dei confini e descrizione del territorio

Carta interattiva delle divise

 

 

 

  • Amico V., Dizionario topografico della Sicilia, tradotto e annotato da G. Di Marzo, 2 voll., Palermo 1855-56, I, p. 554.
  • Annales Siculi, appendice a Malaterra, a cura di E. Pontieri, Roma 1925-28,pp. 118-119.
  • Archeologia e territorio, Palermo 1997, pp. 493-494.
  • Bibliografia Topografica della Colonizzazione Greca in Italia e nelle isole Tirreniche, 10 voll., Pisa-Roma 1987-1994, X, pp. 368-375.
  • D’Angelo F., I casali di Santa Maria la Nuova di Monreale, in Bollettino del Centro di Studi filologici e linguistici siciliani, 12 (1973), p.333.
  • Di Giovanni V., I casali esistenti nel secolo XII nel territorio della chiesa di Monreale, in Archivio Storico Siciliano, 17 (1892), pp. 438-496:445.
  • Malaterra G., De Rebus Gestis Rogerii Calabriae et Siciliae Comitis et Guiscardi Ducis fratris eius, a cura di E. Pontieri, Rerum Italicarum Scriptores, V, Bologna 1928, III, XX, p. 69.
  • Peri I., Città e campagna in Sicilia. I. Dominazione normanna, in Atti dell’Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Palermo, s. IV, 13 (1953-1956), I e IV, pp. 9-164:201-203.
  • Schirò G., Monreale capitale normanna, Palermo 1978, p. 28.

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