Partenicum

Varianti

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Identificazione

Partinico

Ubicazione

Comune di Partinico, Pa.

Notizie

In epoca protostorica (XIII-X sec.a.C.) la piana di Partinico ha visto fiorire un regno sicano, con le città di Inico (Calatubo), Camico (Monte Bonifato), Crastos (Monte Palamita), Iccara (Monte D'Oro). Le due città di Inico e Camico vengono ripetutamente menzionate dalle fonti storiche come appartenenti alla dominazione agrigentina, fino alla conquista romana (III-IV sec. a.C.) che determina, oltre alla loro scomparsa, la formazione del nuovo nome Parthenicum. Durante il regno di Caracalla infatti (III sec. d.C) Parthenicum viene citato nel cosidetto Itinerarium Antonini Augusti, nel quale viene collocato lungo il percorso Panormo-Drepano che per marittima loca collegava Hyccara ad Aquas Segestanas. Parthenicum era dunque una stazione di sosta, posta probabilmente in contrada Sirignano ove, nel secolo scorso, sono stati rinvenuti i resti di una sontuosa villa romana, lungo la via che da Palermo, passando per Madonna del Ponte, portava alle Acque Segestane sive Pincianae, originariamente chiamate aquae part-inicenses e poi deformate in p.inciana,  da cui anche l'origine del nome Partinico, cioè nella parte di Inico.

"B.rt.niq (Partinico) è graziosa terra" scrive Edrisi nel 1154: essa ha una fortezza (castrum) sul gaban che stava "a cavaliere della Terra", e un porto detto Ar-rukn distante due miglia verso tramontana.

In epoca normanna sotto il nome di Partinico vengono descritti una certa quantità di terre e beni che, a seguito della conquista della Sicilia, vengono infeudati da Ruggero II a diversi suoi militi. Nel 1093 Parthenich è annoverato nel diploma di fondazione del vescovado di Mazara; nel XII secolo è possedimento della famiglia Avenel.

Durante la dominazione normanna assistiamo però ad un progressivo abbandono dello status feudale del territorio di Partinico, con la donazione delle varie terre e casali in favore della Chiesa: questa tendenza troverà il suo atto finale nella revoca al miles Giovanni de Camarana del territorio e foresta di Partinico, compiuta nel giugno 1307 da Federico II, in favore dell’Abbazia del Monastero di Santa Maria di Altofonte.

Nel 1309 lo stesso re, con lo  scopo di far sorgere in un luogo strategicamente importante un insediamento in grado di fornire assistenza ai viandanti in transito e garantire nello stesso tempo il controllo della foresta e dell'asse viario Palermo-Trapani-Mazara, concede ulteriori privilegi all'abbazia, dando licenza di poter costruire (habitationem de novo facere) nella località detta 'Sala' del tenimento del bosco di Partinico, con esenzione delle tasse per i primi cento abitanti: questo si può considerare l'atto di nascita dell'attuale comune.

Ma gli eventi bellici connessi alla guerra del Vespro non favoriscono tale costruzione.

Lo sbarco della flotta angioina nella baia di San Cataldo, avvenuta nel 1314, rende insicura la piana al punto che, nel 1318, su richiesta di Fra’ Pietro, viene data licenza di poter costruire nel Casale della Sala del bosco di Partinico una fortezza a difesa dello stesso Abate, dei monaci e dei familiari (probabilmente si tratta della torre sul cosidetto Castellaccio).

Torre Giorgentana (o D'Amico)

Fra il XV e il XVI secolo vengono costruite numerose torri di avvistamento e di difesa: la torre Albachiara, di Sirignano, di Cicala, di Bonura, d'Amico, e diverse torri urbane che delimitano il nucleo abitato di Partinico (v. Torre d'Ercole).

Nel '700, dopo la conquista della Sicilia da parte di Carlo III di Borbone e la cacciata degli austriaci dall'Isola (1734-35), l'abbazia di Altofonte, commendataria sin dal XV secolo, continua ad amministrare il territorio di Partinico e cerca di aumentare il profitto attraverso la rivalutazione dei feudi dati in enfiteusi e l'introduzione di nuove tasse sui frutti prima esenti.

 

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