Divisa Kalatrasi

 

 

Varianti

Divisa Calatrasi, Kalathatrasis

Identificazione

Territorio di Calatrasi.

 

Ubicazione

Comune di Roccamena e Monte Maranfusa, Pa: IGM, s. 25/V, Camporeale, f. 258, sez. IV-SE.

 

Traduzione

La divisa Calatrasi comincia dall’inizio del vallone delle Canne che si trova ad occidente della chiesa ubicata nei pressi del fiume di Corleone; sale verso settentrione lungo il vallone, finchè arriva al piccolo vallone occidentale verso la torre della Donna e sale lungo lo stesso vallone sino ai giunchi che si trovano nell’insenatura del monte, e dai giunchi sale sino all’aia che si trova in una zona pianeggiante al di sotto dell’alta collina che si trova verso la torre della Donna, e sale dall’aia predetta alla sommità della collina, scende verso settentrione sino alle aie che si trovano in pianura, al di sopra dell’inizio del vallone delle Canne, vicino alla via che porta dalla chiesa alla torre della Donna e Mizelhackal, e va lungo il rigagnolo sino al pozzo del figlio di Eatik, scende con l’acqua del pozzo del figlio di Eatik lungo il vallone sinchè arriva al vallone che scende da Carieno, dove si congiungono le acque dei due valloni, e scende lungo il vallone sino a che raggiunge il grande fiume che scende da Malvito e Garsuaib; e attraversa il fiume e va in linea retta sino al casale Palamiz che è abbandonato e si trova all’interno dei confini di Jato: il predetto casale rimane a destra; dopo, a partire dallo stesso casale, scende tra le colline verso sud sino all’inizio del fossato della vigna che era stata in possesso di Raymon Kerram, e scende lungo il fossato sino alla via che conduce da Meselabdella a Calatrasi, taglia la strada, e scende lungo la pianura sino alle paludi dove c’è il tamarico e Simar; e attraversa la palude sino alla terra lavorativa che era stata in possesso del prete Salomone, e attraversa la predetta strada sino a che raggiunge la grande palude, e va con essa in linea retta sino a che si arriva alla strada che conduce da Jato a Calatrasi, taglia la strada e va dritto per la pianura sinchè si congiunge al corso d’acqua che c’è nelle vicinanze delle case dirute dove c’era il casale di Pagano di Gorgia, il quale è all’interno dei confini di Jato; qui si congiunge al fiume di Calatrasi, scende lungo il fiume sino al ponte di Calatrasi chiamato Gadir Sertet, e qui si immette nella via di Calatrasi, e va lungo la via sino a che raggiunge la via pubblica proveniente da Mazara, e va con essa sino a che arriva alla grotta dell’argilla, e la via di Mazara resta a destra, e ritorna verso oriente alla via che conduce da Calatalì, va lungo la via sino a che arriva alla predetta collina che si trova al di sopra del fiume, sale lungo il fiume sino all’acquedotto del mulino di Calatalì, e sale all’edificio diruto, e scende al rigagnolo, e sale lungo il rigagnolo sin sotto la vigna di Calatalì e qui c’è la via; e va con essa sinchè si congiunge con essa nei pressi del vallone piccolo, e va lungo esso verso oriente sino all’estremità del predetto vallone, lì c’è la via che conduce da Calatrasi a Calatalì, taglia la stessa strada lungo l’asse e va alla via che si trova al di sopra del Bagno di Entella, e lì c’è la via che conduce al casale del figlio di Gorroc, e lascia la sinistra, scende lungo la via al condotto d’acqua sino all’inizio dell’aia, e qui lascia la via a destra verso Calatalì, e scende lungo il rigagnolo sino a che si congiunge con la via che scende da Calatrasi a Misilindino, e va con essa sino a che ci si ricongiunge al rigagnolo, si scende lungo il rigagnolo, lascia la via a destra dalla parte di Calatalì, scende lungo il rigagnolo al fiume chiamato Entella dove c’è il guado del bagno, e qui si ha la separazione dei confini tra Calatrasi e Calatalì dal bagno; va lungo il fiume sino a che si raggiunge il fiume di Corleone all’inizio del vallone delle Canne. Fine dei confini.

 

Descrizione

Il territorio del castello di Calatrasi si estendeva dal Belice sinistro, sino a raggiungere il grande fiume discendente da Malvito e Garsuayb - che dovrebbe essere il Belice Destro, nel punto in cui passa sotto il Ponte Sparacia -. Attraversata dal fiume omonimo e solcata da numerose vie, sulla divisa insistevano 8 casali, tra cui il casale Palamiz, abbandonato, le case dirute e il casale di Pagano di Gorgia.

I casali di Santa Maria Nuova

Le fortificazioni sul territorio di Monreale

Insediamenti rupestri

 

 

Notizie

La divisa è l’ultima circoscrizione descritta dal Rollum Bullarum di Monreale.

 

Il municipium di Calatrasi era stato compreso nella giurisdizione del vescovo di Mazara che però, nel 1176 - anno in cui il castellum era stato assegnato da Guglielmo II a S. Maria Nova di Monreale - aveva rinunciato ai propri diritti in favore della neonata diocesi, con privilegio confermato nel marzo 1182.

documento I.1

documento III.6

documento III.8

 

 

 

 

Notizie successive sul territorio di Calatrasi sono fornite dalla platea rilasciata all’arcivescovato di Monreale nel 1183, dove sono indicati 20 coloni risiedenti su di esso (C.A. Garufi, Catalogo cit., doc. 45 (Palermo 1183 Aprile I ind); v. anche nota 80); nel 1348 viene affidato al nobile Goffridonio de Alemanna per poi passare tra il 1374 e il 1377, a Manfredi III Chiaromonte. Nel 1392 torna alla chiesa di Monreale.

  • D’Alessandro V., Terra, nobili e borghesi nella Sicilia medievale, Palermo 1994, p. 166 nota 58.
  • - Politica e Società nella Sicilia Aragonese, Palermo 1963, pp. 109-110.
  • Massa G.A., La Sicilia in prospettiva, 2 voll., Palermo 1709, p. 26.

Per la zona archeologica di Calatrasi e Monte Maranfusa v.

  • Spatafora F., Monte Maranfusa (scavi 1986-87), in Gli Elimi e l’area elima fino all’inizio della prima guerra punica. Atti del Seminario di Studi (Palermo-Contessa Entellina 1989), Palermo 1990, pp. 294-299.
  • - Testimonianze medievali a Monte Maranfusa, in Dagli scavi di Montevago e di Rocca d’Entella un contributo di conoscenze per la Storia dei musulmani della Valle del Belice dal X al XIII secolo. Atti del Convegno Nazionale (Montevago, 27-28 ottobre 1990), a cura di G. Castellana, Agrigento 1992, pp. 127-140.