Guglielmo II di Sicilia

E quel che vedi ne l'arco declivo, Guiglielmo fu, cui quella terra plora che piagne Carlo e Federigo vivo: ora conosce come s'innamora lo ciel del giusto rege, e al sembiante del suo fulgore il fa vedere ancora.

Dante Alighieri,

Divina Commedia, Pd. XX, 62

 

Guglielmo II (1153 – Palermo, 18 novembre 1189) discendente della famiglia degli Altavilla, è il sovrano normanno di cui i cronisti dell'epoca sottolinearono spesso, oltre alla bellezza, la correttezza nell'esercizio delle funzioni, il rispetto per le leggi ed il popolo, l'istruzione e la mitezza d'indole: qualità che gli valgono l'appellativo di Buono.

Salito al trono nel 1166, appena tredicenne sebbene sotto tutela della madre Margherita di Navarra, affronta immediatamente il governo di un regno gravemente minacciato dai complotti e dalle cospirazioni. In effetti la regina, diffidando dei feudatari e dei funzionari scelti da Guglielmo I, si era rivolta alla propria famiglia: nello stesso anno veniva infatti eletto cancelliere e arcivescovo di Palermo il suo giovane cugino Guglielmo di Perche, mentre Guglielmo di Blois assumeva l'incarico di istruire il giovane re.

Incoronazione di Guglielmo II. Particolare del mosaico del Duomo di Monreale.

Il favore accordato alla cerchia francese e navarrese alimentava però il rancore dei funzionari locali: i numerosi complotti orditi contro Guglielmo di Perche, lo costringevano quindi a lasciare la Sicilia alla fine dell’estate 1168.

La partenza del cancelliere costringe la regina a formare un nuovo consiglio, formato da dieci autorità poste sotto il controllo di Gentile d’Agrigento: i conti Ruggero di Gerace e Riccardo di Molise, lo spagnolo Enrico di Montescaglioso, fratello della regina, il notaio Matteo, il gayto Riccardo, il vescovo Riccardo Palmer, Romualdo, vescovo di Salerno e cronista del regno; infine Giovanni, vescovo di Malta e Gualtiero Ophamil, precettore del giovane re e decano del capitolo di Agrigento, che sarà il futuro arcivescovo di Palermo.

La rivolta baronale si sopisce nel 1172 quando Guglielmo, avendo compiuto i diciott’anni, viene incoronato Re di Sicilia. Sul fronte interno il re riequilibrava infatti i rapporti di forza, riducendo l’influenza dei mussulmani e assegnando maggiore spazio ai baroni locali; contemporaneamente si guadagnava l’amicizia di papa Alessandro III, appoggiandolo contro il Barbarossa che avanzava nel Nord Italia. 

Nel 1176 intanto, il re aveva fondato il monastero di Monreale, dove poi sarà sepolto.

documento I.1

 

Il 13 febbraio 1177, Guglielmo sposava la giovanissima Giovanna Plantageneto (1165-1199), figlia di Enrico II d'Inghilterra e sorella di Riccardo Cuor di Leone, completando quei rapporti con la corte inglese che erano stati avviati sin dal 1170. Il matrimonio rimaneva tuttavia senza eredi. Forse proprio per questo motivo, nel il re 1186 dava in sposa a Enrico VI, figlio del Barbarossa, sua zia Costanza, erede postuma di Ruggero II: un matrimonio per effetto del quale la successione al trono sarebbe passata agli Svevi.

La morte del re normanno fu un’evento lamentato da diversi cronisti dell’epoca con testimonianze appassionate, da inquadrare naturalmente nel contesto della lotta per la successione al trono: Riccardo di San Germano scrisse «tempus pacis gratum / est absortum» piangendo la fine del periodo di pace, mentre Pietro da Eboli nella sua Epistola raccontava del lutto cittadino, durato nove giorni.

Provocatorio il ritratto di Guglielmo fornito, in un recente contributo, da Glauco Maria Cantarella, nel cui specchio leggono anche, in prospettiva, le successive figure di Enrico VI e di Federico II: nelle sue parole egli è

il re perfetto (…). Perché ha tutte le coordinate per esserlo. Perché è il re bellissimo e giovane. Di una bellezza conturbante, ne è testimone Falcando: «Qui cum pulcherrimus esset, ea tamen die, nescio quo pacto, pulcrior apparens et augustiorem quamdam in vultu preferens venustatem...». Morto giovane e bellissimo, anzi. Fissato per sempre nella sua grande bellezza e gioventù. Che erano state perfezionate dal suo purtroppo infelice, perché infecondo, matrimonio con Giovanna d’Inghilterra, bella «fuor di misura», bellissima: coppia di re ambedue giovani, ambedue bellissimi. Gioventù e bellezza saranno sempre con lui, lo accompagneranno sempre, non potranno mai più separarsi da lui»,

G.M. Cantarella, Il pallottoliere della regalità: il perfetto re della Sicilia normanna, in corso di stampa in Miscellanea in onore di Vincenzo D’Alessandro, disponibile on line su Reti Medievali.

 

Documenti di Guglielmo II contenuti nel liber:

 

 

 

 

 

 

Già Rosario Gregorio aveva notato, a suo tempo, come mancasse nel panorama storiografico meridionale una monografia sul penultimo re di Sicilia: la cronaca di Romulado Guarna ad esempio si interrompe al 1178 mentre in quella di Riccardo da San Germano c’è un vuoto corrispondente proprio agli anni della piena maturità del re, cfr.

  • R. Gregorio, Considerazioni sopra la storia di Sicilia dai tempi normanni sino ai presenti, 6 voll., Palermo, Reale Stamperia 1972, II, 5, p. 49.

Per Riccardo di San Germano:

  • Cronisti dell’età normanno-sveva. II, Alessandro di Telese, Falcone di Benevento, Riccardo di S. Germano, trad. di E. Spinnato, Palermo 1996, p. 7.

Per Pietro da Eboli:

  • T. Kölzer, M. Stähli, Petrus de Ebulo. Liber ad honorem Augusti sive de rebus Siculis. Codex 120 II der Burgerbibliothek Bern. Eine Bilderchronik der Stauferzeit, Sigmaringen 1994, p. 170-172.