Notizie |
Attestato come centro abitato nel 1091, nel 1461 è feudo “Chifale lu vechu seu la Favarocta” (Archivio di Stato di Palermo, notaio G. Traverso, reg. 794, 1461, feb. 5). La licentia populandi, concessa a Nicolò Diana, risale al 1684.
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Il toponimo vallonis Chefala potrebbe indicare i Bagni arabi di Cefalà, presso il torrente Cefalù e ai piedi del rilievo di Chiarastella, all'interno di un suggestivo baglio restaurato. All’impianto originale musulmano (o romano- imperiale) è stata aggiunta, probabilmente in età normanna, come conferma una tesi abbastanza recente, la bellissima volta a botte con sfiatatoi circolari e tre archi ogivali che costituiscono un diaframma tra le parti dell’edificio, dove sono disposte le vasche per le abluzioni; questa supposizione è avvalorata dal fatto che Idrisi, famoso geografo della corte di Ruggero II, nei suoi racconti cita la presenza di Cefalà Diana, ma non dei bagni, così come invece fa con altre strutture termali siciliane.
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Amico V., Dizionario topografico della Sicilia, tradotto e annotato da
G. Di Marzo, 2 voll., Palermo 1855-56, I, pp. 307-309.
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Bibliografia Topografica della Colonizzazione Greca in Italia e nelle isole Tirreniche, 10 voll., Pisa-Roma 1987-1994, VII, pp. 192-193.
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Collura P., Le più antiche carte dell’archivio capitolare di Agrigento (1092-1282), Palermo 1961, p. 16.
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D’Angelo F., Filangeri C., Trasselli C., Cefalà o Chiarastella, in Sicilia Archeologica, 5 (1969), pp. 11-17.
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Maurici F., L’insediamento medievale nel territorio della Provincia di Palermo. Inventario preliminare degli attestati dalle fonti d’archivio (secoli XI-XVI), Palermo 1998, p. 75-76.
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Portera D., I comuni della Provincia di Palermo, Bari 1989, pp. 73-76.
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Pirri R., Sicilia Sacra disquisitionibus et notitiis illustrata, 2 voll., Palermo 1733, p. 842.
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