Camperie La camperia consisteva nella giurisdizione che gli Arcivescovi concedevano in gabella annua ad un campiere o baglivo, che quale esercitava la vigilanza ed aveva il potere di catturare gli animali che pascolavano abusivamente obbligando i proprietari ad indennizzare per gli eventuali danni. Le sei camperie erano così ordinate:
I feudi nobili, in numero di dieci (Moharda, Mandra di Mezzo, Platti, Fegotto, Giambasso, Casal del Conte, Montagnola, Ficuzza, Raja, Gibilcanna) e per un totale di 2.442 salme, erano in pieno dominio della chiesa; diciotto (4.843 salme) erano i poderi concessi a censo (Renda, Giacalone, Cannavera, Sagana, Suvarelli, Giardinello, Montelepre, Mirto e Sardo, Billieme e Giancaldara, Mortille, Chiusa, Traversa, Ginestra, Casalotto di Galletti, Guadalame e Scala della Femmina, Sparagia, Montagna di Cervi, Gulfo o Ficarazze), mentre cinque (1.577 salme) erano quelli “a comune e a decime”, per i quali l’arcidiocesi percepiva quindi una decima (Ambleri, Caputo, Vallecorta, Merco, Dandigli). Vi erano inoltre trentanove feudi e masserie con estensioni diverse (da 600 a 2.500 salme di terra), per un totale di 16.685 salme, che venivano concessi dalla Chiesa a terzi in enfiteusi perpetua ma con patti ed oneri molto diversi dalle ordinarie concessioni enfiteutiche: il massarioto infatti pagava una quantità fissa annua di frumento o di orzo, indipendentemente della coltivazione e dal suo esito, oltre all’onero di Segrezia dovuto per coprire le spese d'amministrazione, ed oneri minori - come una gallina all'anno - e variabili, derivanti dall'esito della coltivazione. Il totale dei feudi appartenenti all’arcidiocesi di Monreale è dunque di 72, per un’estensione di 27.590 salme, cioè di circa 50.000 ettari, di cui 21.000 coltivabili ed il resto costituiti da terreni rocciosi, acquitrinosi o boschi.
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