Sanctae Mariae de Maccla, ecclesia
Il monastero basiliano, non più esistente, era ubicato in Calabria, nei pressi di Acri. E' citato come feudo di Gualtiero Gentile prima e di Malgerino de Marchia poi nel Catalogus Baronum. La chiesa confluiva tra i possessi di S. Maria Nova col privilegio di fondazione del 1176, nonostante una lunga tradizione di autonomia e prosperità, confermata da due documenti trascritti nel Liber Privilegiorum.
Nel primo il duca Guglielmo conferma al monastero di Maccla e al suo abate Stefano le concessioni effettuate dai suoi predecessori, ed in particolare la donazione di un mulino detto “de Cefalino” e di terre “de calcariis”, di cui vengono descritti i confini. Nel secondo diploma Ruggero II, su richiesta di Urso ministro di Santa Maria di Maccla, che gli aveva presentato quattro documenti relativi ai possedimenti della sua chiesa, conferma i privilegi e i villani ad essa spettanti.
Nell’aprile del 1182 il vescovo di Bisignano rinunzierà anche ai diritti sul monastero di S. Maria di Maccla e sulla chiesa di S. Nicola di Campo.
Sul monastero basiliano, cfr.
Notizie successive su Macchia si trovano nei Registri della Cancelleria Angioina: nel registro X, al n. 19 ad esempio, si legge: «Primo Jannuarii 1270 apud Neapolium. Concessa est Matheo de Agello de Salerno ed heredibus suis etc – terra Maccle prope Iserniam pro unciis XXX. Qui Matheus mortus est, dimesso filio suo »,
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