Semigotica

Con questo termine di comodo, adottato per primo da Giorgio Cencetti nel trattare la scrittura di Francesco Petrarca, si definiscono una grande varietà di scritture non canonizzate, caratterizzate da «diverse gradazioni di tracciato e varietà di forme».

In particolare l’autorevole studioso ha parlato di una una «gotica semplificata», formatasi e diffusa in Italia Settentrionale alla fine del XIV secolo, e indicato quelle che a suo parere ne sono le caratterisiche principali: la a corsiva chiusa, la s finale chiusa (a sigma), la r ad uncino (in forma di piccolo 2) e qualche legatura, ma anche un tracciato rotondeggiante, semplice e chiaro, che l’accostava alle scritture umanistiche.

Non a caso questo tipo di scrittura ha suscitato non pochi problemi ai paleografi, a partire dalla sua descrizione: Giulio Battelli ad esempio, ha visto una distinzione tra una «gotica preumanistica» - semplificata, come nel caso di Petrarca e dei suoi seguaci – e una «gotica umanistica», che mostra caratteristiche addolcite dall’influsso diretto dell’antiqua, salvo poi eliminare queste indicazioni nell’edizione del 1949 delle Lezioni.

Semigotica libraria di Francesco Petrarca, tratta dal ms. Riccardiano 972, f. 15r

Ancora più nette, le considerazioni di Eugenio Casamassima che, in seguito allo studio di Armando Petrucci sulla scrittura di Francesco Petrarca, nella sua prefazione all’edizione del 1986 dell’autografo Riccardiano Senili IX ha rifiutato tale nomenclatura, giudicandola ambigua.

Più recentemente, Paola Supino Martini ha dimostrato che tale scrittura – fenomeno peculiarmente italiano – non è una forma intermedia tra littera moderna e littera antiqua renovata, ma piuttosto un «precoce fenomeno di reazione alla gotica» attestato fin dai primi anni del ‘300: essa procederebbe «da quel filone di usuali e documentarie  strettamente collegate con la libraria, posate e tracciate per lo più con penna a punta sottile e rigida»

L’utilizzo della semigotica in ambito librario si protrasse per tutto il ‘400, svolgendosi per lo più in testi di carattere non letterario e conducendo ad un’ulteriore divaricazione fra modelli di lusso – che continuarono ad essere vergati in gotica o in umanistica – e modelli di uso privato a livello medio-basso.

 

Per la semigotica non vi sono studi specifici: si vedano però,

  • Battelli G., Lezioni di paleografia, Città del Vaticano, Libreria editrice Vaticana 1936; 3a ed. 1991, p. 228.
  • Casamassima E. , L’autografo Riccardiano della seconda lettera del Petrarca a Urbano V (Senile IX, I), Firenze, V. Levi 1986, pp. 20-34.
  • Cencetti G., Lineamenti di storia della scrittura latina. Dalle lezioni di paleografia, Bologna, aa. 1953-1954; rist. a cura di G. Guerrini Ferri con indici e aggiornamento bibliografico, Bologna, Patron 1997, pp. 232-235.
  • Petrucci A., La scrittura di Francesco Petrarca, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana 1967
  • Id., Il protocollo notarile di Coluccio Salutati, 1372-1373, Milano, A. Giuffrè 1963, pp. 21-45.
  • Supino-Martini P., Per la storia della semigotica, in Scrittura e civiltà, 22 (1998), pp. 249-264.

Va inoltre citato il breve capitolo sulla diffusione della semigotica, Coluccio Salutati e la preantiqua in

  •  Petrucci A., Breve storia della scrittura latina, Roma, Bagatto Libri 1989, pp. 170-173.

Esame codicologico e paleografico del cod. Vat.Lat. 3880

La scrittura nell'Italia meridionale del XV secolo

Bibliografia generale