La scrittura nell'Italia meridionale del XV secolo
Per l’Italia del Sud è difficile, se non impossibile, parlare di unitarietà della produzione grafica e libraria: ci si trova sovente dinnanzi ad ibridi scrittorii che contaminano stili, tecniche e abitudini senza una regola precisa, adottando molteplici soluzioni e creando una situazione complessa, cui si affianca la compresenza di tipi difformi di scrittura adoperati contemporaneamente con diverse funzioni, a partire da modelli spesso importati dall’estero. La produzione libraria delinea un panorama di multigrafismo assoluto, privo di omogeneità e difficilmente ascrivibile a scuole calligrafiche. Non è azzardato affermare che dietro un grafismo simile è possibile scorgere un sintomo proprio della crisi della cultura scrittoria, particolarmente acuito dalla seconda metà del Quattrocento, che vede una perdita delle singole tipizzazioni scrittorie e dunque un diffuso e disordinato ibridismo grafico, che costituisce in qualche misura (anche se in modi e circostanze diversi) il parallelo del coevo ibridismo linguistico.
Sulla situazione scrittoria dell’Italia meridionale, per il periodo preso in esame, si vedano
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