La scrittura nell'Italia meridionale del XV secolo

Per l’Italia del Sud è difficile, se non impossibile, parlare di unitarietà della produzione grafica e libraria: ci si trova sovente dinnanzi ad ibridi scrittorii che contaminano stili, tecniche e abitudini senza una regola precisa, adottando molteplici soluzioni e creando una situazione complessa, cui si affianca la compresenza di tipi difformi di scrittura adoperati contemporaneamente con diverse funzioni, a partire da modelli spesso importati dall’estero.

La produzione libraria delinea un panorama di multigrafismo assoluto, privo di omogeneità e difficilmente ascrivibile a scuole calligrafiche. Non è azzardato affermare che dietro un grafismo simile è possibile scorgere un sintomo proprio della crisi della cultura scrittoria, particolarmente acuito dalla seconda metà del Quattrocento, che vede una perdita delle singole tipizzazioni scrittorie e dunque un diffuso e disordinato ibridismo grafico, che costituisce in qualche misura (anche se in modi e circostanze diversi) il parallelo del coevo ibridismo linguistico.

Sulla situazione scrittoria dell’Italia meridionale, per il periodo preso in esame, si vedano

  • Troncarelli F.Tra beneventana e gotica: manoscritti e multigrafismo nell’Italia meridionale e nella Calabria normanno-sveva, in Civiltà del Mezzogiorno d’Italia. Libro, scrittura, documento in età normanno-sveva cit., pp. 115-167; in particolare le pp. 116-117.

  • Petrucci A., Storia e geografia delle culture scritte (dal sec. XI al sec. XVIII), in Letteratura Italiana Einaudi, Storia e  Geografia. II. L’età Moderna, Torino, Einaudi 1988, pp. 1193–12

Esame codicologico e paleografico del cod. Vat.Lat. 3880

Semigotica

Bibliografia generale