Defetari
Secondo la De Simone su questi elenchi venivano annotati i passaggi di proprietà – a seguito di successione, donazione, vendita o permuta – e gli obblighi fiscali e di servizio dei proprietari terrieri verso la Curia. La Duana, ufficio anche noto con il nome arabo di dîwân at-tahqîq al-ma’mûr,era incaricata di trattare gli affari amministrativi e giudiziari pertinenti le finanze del regno; si occupava inoltre di tutti i problemi riguardanti diritti regi e regio demanio e deteneva i registri di terre e servizi.
La controversa origine di questi registri non è stata ancora chiarita. Se il nome arabo attribuito ai quaderni (ar. daftar, pl. dafātir) potrebbe infatti facilmente rimandare ad una provenienza fatimide – come aveva supposto Michele Amari – non possono tuttavia essere escluse né l’ipotesi di un influsso normanno, su possibili modelli offerti dall’organizzazione tributaria inglese, né quella della traduzione e riutilizzo a scopo fiscale, da parte della cancelleria araba siciliana, di libri catastali di origine bizantina preesistenti l’invasione saracena della isola. Anche l’effettivo utilizzo di questi registri resta incerto:
Quest’ultima ipotesi troverebbe anzi una dimostrazione nell’osservazione di Ferdinand Chalandon, che ha rilevato la frequenza di descrizioni di confini in greco e l’uso bizantino – alla fine di ogni periodo indizionale – di redigere un catasto completo delle terre con la lista dei coloni che vi risiedevano, e nell’assenza di testimonianze simili in documentazione araba prodotta al di fuori della Sicilia o di notizie di un tale uso nell’amministrazione arabo-islamica. Sembra invece certo che durante l’epoca normanna questi registri fossero utilizzati per estrarvi giaride e platee, anche se la mancanza di revisioni periodiche e di una regolamentare registrazione delle variazioni subite dalle proprietà fondiarie avranno sicuramente creato non poche difficoltà nella redazione dei documenti.
Per un approfondimento delle diverse ipotesi sull’origine dei defetari, cfr.
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