Defetari

«I defetarierano i registri tenuti dai katib o scrivani dei diwan, in cui venivano segnati i beni demaniali e le loro modificazioni»,

G. Trovato, Documenti arabo-siculi del periodo normanno, Monreale, Tipografia Vena 1949, p. 3.

Secondo la De Simone su questi elenchi venivano annotati i passaggi di proprietà – a seguito di successione, donazione, vendita o permuta –  e gli obblighi fiscali e di servizio dei proprietari terrieri verso la Curia.

La Duana, ufficio anche noto con il nome arabo di dîwân at-tahqîq al-ma’mûr,era incaricata di trattare gli affari amministrativi e giudiziari pertinenti le finanze del regno; si occupava inoltre di tutti i problemi riguardanti diritti regi e regio demanio e deteneva i registri di terre e servizi.

«Secondo Caravale, le funzioni della ad-dîwân al-ma’mûr e della dîwân at-tahqîq al-ma’mûr si differenziarono durante il regno di Guglielmo II, mentre durante il regno di Ruggero II non erano separate. Egli suggerì inoltre l’ipotesi che la duana de secretis e la duana baronum avessero distretti amministrativi distinti, ma competenze fondamentalmente simili, a differenza di quanto aveva pensato Garufi: la prima aveva infatti competenza sulla Sicilia e sulla Calabria, e la seconda sul resto della penisola ad eccezione della Calabria»,

H. Takayama, L’organizzazione amministrativa del regno normanno di Sicilia, in Studi in onore di Salvatore Tramontana, a cura di E. Cuozzo, Pratola Serra, Elio Sellino editore 2003, pp. 415-439:422.

La controversa origine di questi registri non è stata ancora chiarita.

Se il nome arabo attribuito ai quaderni (ar. daftar, pl. dafātir) potrebbe infatti facilmente rimandare ad una provenienza fatimide – come aveva supposto Michele Amari – non possono tuttavia essere escluse né l’ipotesi di un influsso normanno, su possibili modelli offerti dall’organizzazione tributaria inglese, né quella della traduzione e riutilizzo a scopo fiscale, da parte della cancelleria araba siciliana, di libri catastali di origine bizantina preesistenti l’invasione saracena della isola.

Anche l’effettivo utilizzo di questi registri resta incerto:

«erano registri in cui veniva descritto tutto il territorio dell’isola, secondo il Caravale, solo le terre demaniali secondo il Garufi»,

E. Mazzarese Fardella, La struttura amministrativa del Regno Normanno, in Atti del Congresso Internazionale di Studi sulla Sicilia Normanna, (Palermo, 4-8 dicembre 1972), Palermo, Edizioni Sciascia 1973, pp. 213-224:217.

Quest’ultima ipotesi troverebbe anzi una dimostrazione nell’osservazione di Ferdinand Chalandon, che ha rilevato la frequenza di descrizioni di confini in greco e l’uso bizantino – alla fine di ogni periodo indizionale – di redigere un catasto completo delle terre con la lista dei coloni che vi risiedevano, e nell’assenza di testimonianze simili in documentazione araba prodotta al di fuori della Sicilia o di notizie di un tale uso nell’amministrazione arabo-islamica.

Sembra invece certo che durante l’epoca normanna questi registri fossero utilizzati per estrarvi giaride e platee, anche se la mancanza di revisioni periodiche e di una regolamentare registrazione delle variazioni subite dalle proprietà fondiarie avranno sicuramente creato non poche difficoltà nella redazione dei documenti.

 

Per un approfondimento delle diverse ipotesi sull’origine dei defetari, cfr.

  • Chalandon F., Histoire de la domination normande en Italie et en Sicile, 2 voll.,Paris, Librairie A. Picard 1907 ; rist. an. New York 1960, II, p. 531ss.

  • De Simone A., I diplomi arabi di Sicilia, in Testimonianze degli arabi in Italia. Giornata di studio (Roma, 10 dicembre 1987), Roma, Accademia Nazionale dei Lincei 1988, pp. 57-75:60.

  • Genuardi L., I defetari normanni, in Scritti per il Centenario di Michele Amari, 2 voll., I, rist. an. Palermo, Società Siciliana di Storia Patria 1990, pp. 159-164.

  • Noth A., Alcune osservazioni a proposito dell’edizione dei documenti arabi dei re normanni di Sicilia, in Atti dell’Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Palermo, s. V, 6 (1981-82), Parte Seconda: Lettere, pp. 121-129:125.

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Bibliografia generale