Matteo Ajello

Matteo da Salerno (Salerno, ... – Palermo, 21 luglio 1193), funzionario alla corte normanna del Regno di Sicilia. Il nome Ajello è dovuto al fatto che il figlio maggiore di Matteo, Riccardo, ricevette la contea di Ajello da re Tancredi di Sicilia.

Matteo descritto da Pietro da Eboli nel Liber ad honerem Augusti

Il ritratto più noto di Matteo d’Aiello è quello tratteggiato da Pietro da Eboli: plebeo, di origini africane, brutto, bigamo, viene rappresentato nell'iconografia medievale mentre cura la sua gotta con le estremità inferiori a bagno in un catino in cui un servo fa scorrere il sangue di un individuo a cui aveva appena tagliato il capo. Lo stesso Pietro, nel commentarne la morte, affermò: Ardeat in medio vicecancellarius Orco.

Documentato come notarius domini regis della cancelleria normanna dal 1154 al 1160, al seguito di Maione di Bari.

Inviso alla nobiltà normanna, che lo accusava di usurpare il governo del regno, quest'ultimo cadde - nel 1156 - vittima di una congiura capeggiata da Matteo Bonetto; l'Ajello riuscì invece a sfuggire all'agguato e in seguito, richiamato a corte da Guglielmo I, che gli affidava l'incarico di compilare il Catalogus Baronum. Nel 1166 il funzionario viene nominato magister notarius.

Firma di Matteo come magister notarius del 1157

Alla morte di Guglielmo I, secondo le ultime volontà di quest'ultimo, Matteo entrava a far parte del consiglio che doveva affiancare la regina Margherita nella conduzione del regno, in attesa che il giovane Guglielmo II divenisse maggiorenne.

Arrestato da Stefano di Perche, cugino della regina e cancelliere del regno, riuscì comunque - dal carcere - ad organizzare una sommossa popolare, che costrinse lo stesso Stefano a lasciare la Sicilia nel 1168. Dopo l'evento, il consiglio regio fu composto da dieci familiares - tra cui lo stesso Ajello, Riccardo Palmer e Gualtiero Offamilio, eletto arcivescovo di Palermo: la triade fu definita dal cronista Riccardo di San Germano "le più solide colonne del Regno".

Dal dicembre 1169 Matteo compare nei documenti come vicecancelliere.

Firma di Matteo come vicecancelliere del 1182

Nonostante i contrasti e l'avversione che il cancelliere suscitava nei suoi detrattori, durante il governo di Guglielmo II Matteo visse - nei limiti del possibile - tranquillamente. Alla morte di Guglielmo si schierò contro Enrico VI in favore di Tancredi di Lecce, che lo elesse cancelliere. La sua salute era però precaria: malato di gotta, morì nel 1193.

 

  • Enzensberger H., Beiträge zum Kanzlei- und Urkundenwesen der normannischen Herrscher Unteritaliens und Siziliens. Kallmünz 1971, pp. 54-57.

  • Id., Il documento regio come strumento del potere, in Potere, società e popolo nell'età dei due Guglielmi, Bari, Centro di Studi normanno-svevi 1981 (Atti, 4), pp. 120-123.

  • Id., Chanceries, Charters and Administration in Norman Italy, in The Society of Norman Italy, a cura di G.A. Loud, - A. Metcalfe, Leiden-Boston-Köln 2002, pp.117-150.