Enrico VI di Svevia Enrico VI di Hohenstaufen (Nimega, novembre 1165 – Messina, 28 settembre 1197) fu re di Germania (1190-1197), imperatore del Sacro Romano Impero (1191-1197) e re di Sicilia e di Puglia (1194-1197). Figlio di Federico Barbarossa e di Beatrice di Borgogna, nel 1185 sposò Costanza d'Altavilla, figlia di Ruggero II di Sicilia e zia di Guglielmo II.
Dopo l'incoronazione si diresse alla conquista del regno di Sicilia ma, durante l'assedio di Napoli, un'epidemia di peste diffusasi fra le sue truppe lo costrinse a tornare in Germania dove, approfittando della sua assenza, Enrico il Leone si era nuovamente messo alla guida di una rivolta di nobili. L'imperatore cercò di soffocare la rivolta e nel 1192 riuscì a catturare Riccardo Cuor di Leone, re d'Inghilterra e cognato di Enrico il Leone. Nel 1194 lo rilasciò per 100000 sterline (pari a 36 tonnellate d'argento) e, nello stesso anno, ottenne la sottomissione del duca di Sassonia e la riappacificazione della Germania. Nel gennaio dello stesso anno il Papa aveva però legittimato la successione di Tancredi al trono di Sicilia, che però - misteriosamente- moriva poco dopo. Enrico VI, col sostegno delle flotte genovesi e pisane e dopo essersi garantito la neutralità dei Comuni lombardi, sottometteva infine il regno (Trattato di Vercelli, 12 gennaio 1194). Fu incoronato re di Sicilia il 25 dicembre del 1194.
A lungo rilegato in una posizione marginale, oscurato dalle titaniche personalità del padre e del figlio, il ruolo ricoperto da Enrico VI è stato accompagnato, almeno fino alla prima metà del XIX secolo, da descrizioni negative, frutto di osservazioni tutto sommato superficiali della sua politica in Italia meridionale. Come ha giustamente rilevato Giuseppe Bettini, si tratta di un paradigma storiografico frutto di un Impero troppo breve per poter mettere in evidenza le sue peculiarità, e tale da indurre troppo spesso la storiografia a descrivere Enrico come un imperatore di passaggio della dinastia sveva.
Un risveglio di interesse verso il sovrano tedesco si deve all’opera di Toeche, frutto della riscoperta storiografica positivista, cfr.
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