Giovanni e Oberto Camerana

vedi i documenti IV. 17, IV.18, IV.19, IV.20

 

 

I fratelli Oberto e Giovanni di Camerana, furono due esponenti di quella famiglia di origine lombarda abbastanza nota alla storiografia siciliana per le sue presunte implicazioni nella fondazione dell’universitas di Corleone.

Sembra che lo stanziamento dei lombardi a Corleone, che sostituivano così i musulmani a seguito delle repressioni compiute da Federico II, sia avvenuta gradualmente e con una certa continuità nel corso del XIII secolo:

«una fase successiva al primo impianto lombardo è infatti documentata nel gennaio del 1264, quando la Curia di Corleone affidava al nobilis vir Corrado di Camerana, figlio di Ottone, l’incarico super donandis et distribuendis casalinis pro faciendis domibus hominibus venientibus habitare Corilionem»,

I. Mirazita, I lombardi di Corleone e Palermo. Dal Vespro antiangioino al Vespro anticatalano (1282-1348), in Corleone. L’identità ritrovata, a cura di A.G. Marchese, Milano, Franco Angeli 2001 (La società moderna e contemporanea. AC, 83) , pp. 26-37.

La famiglia mantenne comunque una posizione di rilievo anche sotto gli Angioini e fino alla vigilia del Vespro, quando un Bonifacio Camarana veniva investito dell’ufficio di magister aratiarum et marescallarum e nel 1282 fu nominato giustiziere del Val di Noto.

Lo stesso Bonifacio nel maggio del 1298 esercitava le funzioni di vice-giustiziere nel Val di Mazara e proprio nello stesso periodo la documentazione regia ed ecclesiastica inizia ad attestare l’azione, nella zona controllata da Monreale, dei fratelli Oberto e Giovanni.

Nello stesso anno Giovanni Camarana risultava proprietario di un giardino «extra portam Sancti Georgii» a Palermo, di un terreno fuori porta Carini, di una bottega presso la Porta Patitellorum e di un hospicium sito nel Cassaro.

È evidente come in pochi anni la famiglia dei Camerana, da una presenza molto limitata nel territorio della chiesa di Monreale fosse passata all’occupazione e alla detenzione forzata di beni mobili e immobili appartenenti a Santa Maria Nuova, forte dell’appoggio della monarchia aragonese: il Giovanni Camarana segnalato come maggiordomo della regina Eleonora nell’agosto del 1306 e come custode del bosco di Partinico – cui doveva però rinunciare in favore della neonata abbazia di Santa Maria di Altofonte – continuava infatti a mantenere, nell’ambito della curia, una posizione di un rilievo politico, evidentemente consolidata dalle vicende belliche degli ultimi cinquant’anni di storia isolana.

 

 

«Il fatto che nell’agosto del 1306, proprio all’indomani della fondazione di Santa Maria di Altofonte, Giovanni Camerana risulti investito proprio dell’ufficio di maggiordomo della regina, sta certo a indicare che la revoca dell’ufficio di custode della fortesta demaniale di Partinico a favore del nuovo monastero cistercense più che un siluramento nei confronti del Camerana era stata una misura di contenimento del suo potere, e soltanto in un’area ben precisa, che non era quella palermitana»,

M. Granà, Corona, Ufficiali regi e Fondazioni monastiche nella Sicilia aragonese cit., p. 576.

Infatti, nel novembre del 1311 Giovanni, ora definito dominus,  risultava proprietario di una casa a Corleone (cfr. Acte Curie felicis urbis Panormi. I, cit., doc. p. 27 del 27 novembre 1311, ind. X.); lo stesso Giovanni, «miles et regius capitaneus civitatis Messanae» è testimone di un documento dato a Messina il 31 ottobre 1313 (cfr. Regesti manoscritti del Tabulario del monastero di S. Maria di Malfinò, poi S. Barbara, a cura di I. Carini, n. 139 e D. Ciccarelli, Il Tabulario di Santa Maria di Malfinò, vol. II (1304-1337), Messina 1987 pp. 124-127); nel 1318 è «miles consiliarius et familiaris» di Federico III (cfr. Acta Curie felicis urbis Panormi. I, cit., p. 204).

Quella dei Camerana è una famiglia longeva: un Guillelmus de Camerana, «iudex terrae Calatabellocte» risulta attivo nel 1348.

Sulla famiglia Camarana v.

  • Acta Curie felicis urbis Panormi, I. Registri di lettere, gabelle e petizioni 1274-1321, a cura di F. Pollaci Nuccio, D. Gnoffo, Palermo 1982, p. 204-205. L’anno a cui si riferiscono i documenti è il 1298.
  • Arcadipane N., Balletta S., Miceli L., Le pergamene del monastero di Santa Maria del Bosco di Calatamauro (1264-1763), Palermo-Sao Paulo 1991, pergg. 288-289.
  • Carini I., De rebus regni Siciliae  (9 settembre 1282-26 agosto 1283). Documenti inediti estratti dall’Archivio della Corona d’Aragona, I, Palermo 1882, doc. 74 (Messina, 7 ottobre 1282), pp. 73-74.
  • Il registro del notaio ericino Giovanni Maiorana (1297-1300), ed. a cura di A. Sparti, I, Palermo 1982, doc. 105, pp. 139-140.
  • I registri della Cancelleria Angioina, 50 voll., ricostruiti da R. Filangeri con la collaborazione degli archivisti napoletani, Napoli, Arte tipografica Editrice 1950, n. 216, p. 304.
  • Le imbreviature del notaio Adamo de Citella, II, a cura di P. Gulotta, Roma 1982, doc. 178 p. 139 e doc. 481 p. 481.
  • Peri I., La questione delle colonie lombarde in Sicilia, in Bollettino storico-bibliografico subalpino, 57 (1959) pp. 258-280