Alfonso V d'Aragona

Alfonso di Trastamare, detto Alfonso il Magnanimo (Medina del Campo, 1396 - Napoli, 1458). Re Alfonso V di Aragona, Alfonso III di Valencia, Alfonso II di Sardegna, Alfonso I di Maiorca e di Sicilia, re titolare di Corsica, Conte Alfonso IV di Barcellona e delle contee catalane dal 1416 al 1458 e re Alfonso I di Napoli dal 1442 al 1458.

Mino da Fiesole, Ritratto di Alfonso V d'Aragona, Parigi, Louvre

Figlio primogenito dei principi di Castiglia e León, Ferdinando di Aragona e di Eleonora d'Alburquerque, rappresentava la vecchia stirpe dei conti di Barcellona per discendenza materna mentre, da parte di padre, apparteneva al casato di Trastamara, una discendenza illegittima dei reali di Castiglia. Per diritto ereditario Alfonso era quindi anche re di Sicilia e Sardegna che in effetti, alla morte del padre (1416), ereditava insieme alla corona d'Aragona.

Mentre Alfonso era impegnato nel consolidamento della presenza aragonese in Sardegna ed in Corsica, Giovanna II di Napoli, in contrasto con Martino V, stava subendo un attacco da parte delle truppe di Luigi III d'Angiò, che il Papa aveva nominato re di Napoli al suo posto. Priva di discendenza, la regina nominò suo erede Alfonso il quale, appoggiato dal papa aragonese Benedetto XIII, abbandonò l'assedio della Corsica per la difesa di Napoli. Nel 1423 tuttavia il re aragonese arrestava il primo ministro della regina - nonchè suo amante - Giovanni Caracciolo: in risposta all'affronto Giovanna stringeva alleanza proprio con quel Muzio Sforza che, su ordine di Luigi d'Angiò, aveva assediato la città meridionale, che sconfiggeva Alfonso a Castel Capuano. Il re aragonese, ritiratosi nel Maschio Angioino, riusciva tuttavia a resistere e respingere gli assalitori, che dovettero ritirare ad Aversa.

Alcuni dei protagonisti delle vicende napoletane: il re Alfonso, la regina Giovanna II e Sergianni Caracciolo; di fianco, una miniatura quattrocentesca che riproduce il capitano di ventura Muzio Attendolo Sforza.

L'inevitabile controoffensiva vide impegnato il monarca in Provenza, dove attaccava Marsiglia, e a Barcellona. Nel frattempo il duca di Milano, Filippo Maria Visconti, conquistava - nel 1423 - Gaeta, Procida, Castellammare e Sorrento e poneva l'assedio a Napoli, che nell'aprile del 1424 dichiarava la resa.

Alfonso V. Statua all'esterno del palazzo reale di Napoli

Alfonso, rientrato in Aragona, condusse una politica impegnandosi su vari fronti - anche interni. nel 1435 la regina Giovanna moriva mentre Eugenio IV, signore feudale del regno di Napoli, non appoggiava la candidatura di Renato d'Angiò a suo erede. La situazione spinse Alfonso, accompagnato dai fratelli, Giovanni, Enrico e Pedro, ad occupare Capua e affrontare la flotta genovese che, per conto del Visconti, andava a portare vettovaglie agli assediati di Gaeta, subendo una pesante sconfitta durante la battaglia di Ponza. Lo stesso re, catturato dal genovese Biagio Assereto, fu consegnato al duca di Milano. Dopo un lungo dialogo col suo carceriere, Alfonso riuscì a persuaderlo a lasciarlo libero. Rioccupò quindi Capua e Gaeta, mentre i fratelli rientravano in Aragona; attaccato dall'esercito pontificio, nel 1438 riuscì finalmente ad assediare Napoli - dove intanto si era insediato Renato d'Angiò. Tra battaglie e corruzione, il 2 giugno del 1442 Napoli - finalmente - cadeva: il 26 febbraio dell'anno successivo, fuggito l'angioino, Alfonso poteva compiere il suo ingresso trionfale nella città partenopea, che elesse a sua residenza ufficiale.

Iniziava un periodo di floridità e tranquillità, caratterizzato da una forte ripresa anche nei campi artistici e letterari che fecero guadagnare al sovrano l’appellativo di “magnanimo”. Pare che il suo amore per i classici fosse eccezionale: il panegirista Panormita racconta, addirittura, che Alfonso guarì da una malattia sentendo leggere alcune pagine della storia di Alessandro Magno scritta da Quinto Curzio Rufo. Alfonso si prodigò inoltre in numerose spese culturali: mentre fondava a Catania la prima università sciliana, ricostruiva a Napoli Castelnuovo, danneggiato dalle continue guerre, aggiungendovi un mirabile arco di trionfo e la sala dei baroni; parallelamente, ospitava a corte numerosi umanisti - come Lorenzo Valla, Emanuele Crisolora e Giovanni Pontano.

Tra il 1445 e il 1458 - anno della sua morte - Alfonso portò a termine l'occupazione della Sardegna, fu nominato erede del ducato di Milano da Filippo Maria Visconti, sebbene alla nascita della repubblica ambrosiana rinunciasse ad ogni pretesa ed entrò in guerra contro Genova. Proprio durante l'assedio della città ligure il re morì di malaria - il 27 giugno 1458 - lasciando il Regno di Napoli in eredità al suo figlio illegittimo Ferdinando - poi legittimato da Eugenio IV e nominato duca di Calabria - mentre i titoli della corona d'Aragona passavano a suo fratello Giovanni.

Documenti di Alfonso V contenuti nel liber:

 

 

  • Dupre Theseider E., La politica italiana di Alfonso d'Aragona, Bologna, Riccardo Patron 1956.

  • Gentile P., Lo stato napoletano sotto Alfonso I d'Aragona, Napoli, Industrie Tipografiche Editoriali Assimilate 1938.

  • Igual Ubeda A., Iconografia de Alfonso el Magnanimo, Madrid, Servicio de estudios artisticos 1950.

  • Ryder A., Alfonso the Magnanimous: king of Aragon, Naples and Sicily (1396-1458), Oxford,  Clarendon Press   1990.

  • Soria Ortega A., Los humanistas de la corte de Alfonso el Magnanimo, Granada, Universidad de Granada 1956.