Tribunali ecclesiastici I tribunali vescovili italiani nel tardo medioevo sono stati recente oggetto di un nuovo interesse della ricerca, sebbene tali studi – orientati sulle competenze e gli interventi nelle controversie che coinvolgevano chierici e laici, e sulle procedure e i tempi della giustizia - si siano finora concentrati sulle aree di Como e Milano. Si veda, a titolo di esempio
Sulla scia di questa attenzione sono però emersi nuovi elementi e spunti di riflessione circa il rapporto tra la giurisdizione vescovile e l’autorità politica nell’Italia centro-settentrionale: ma questa stagione di indagini ha lasciato in ombra la compenetrazione della giustizia ecclesiastica con le pratiche infragiudiziarie e le strategie di conduzione delle controversie, che è stata invece oggetto di analisi approfondite da parte della ricerca anglofona, cfr.
In Italia sembra perpetuarsi una scarsa comunicazione tra gli studi sulla giustizia ecclesiastica e quelli dedicati alle pratiche del conflitto. I primi, infatti, hanno adottato finora una prospettiva che ha consentito di chiarire i modi in cui i tribunali vescovili operavano, ma ha trascurato i motivi per cui chierici e laici decidevano di rivolgersi a quei tribunali; i secondi non hanno finora adeguatamente considerato il ruolo che - tra le altre risorse giudiziarie disponibili per le parti impegnate in contenziosi - ricopriva il foro vescovile. L’esito di questa divergenza è stato l’apporto sostanzialmente marginale delle ricerche dedicate ai tribunali episcopali al filone di indagini - notevolmente arricchitosi negli ultimi anni anche in Italia – sui temi della giustizia e del conflitto, cfr.
Sull’esercizio dell’alta giustizia da parte dei titolari di Santa Maria Nuova, v.
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