Paesaggio e memoria

«Non esistono luoghi e paesaggi la cui concezione non dipenda direttamente dalle rappresentazioni che se ne fanno» è la puntuale considerazione di Rombai, che ha dedicato numerose e importanti riflessioni al dualismo fra realtà e rappresentazione, fra coscienza estetica generale e senso comune locale orientato da scopi pratici e, in sostanza, quindi al significato malfermo di un termine-crocevia oggi in gran voga, cfr.

Un’analisi sintetica delle idee e degli studi contemporanei sul paesaggio rivela una chiara e profonda bipartizione tra le interpretazioni che si fondano sul contenuto e quelle basate sulla percezione, nonostante sia emerso, nell’ultimo periodo, un carattere oggettivo del concetto di paesaggio, che ha cercato di sostituire la fisiologia alla fisionomia, come si legge nell’ormai classico manuale di Eugenio Turri, cfr.

  • E. Turri, Antropologia del paesaggio, Milano, Edizioni di Comunità 1983

Sull’argomento v. anche

  • G. Mangani, Topica del paesaggio, in Bollettino della Società Geografica Italiana, 3 (2005), pp. 557-566.

In ambito socio-geografico, il concetto di paesaggio ha trovato fortuna a partire dalla fondazione – da parte di Alexander von Humboldt – di una «geografia del paesaggio» compiuta attraverso la pratica del viaggio di esplorazione. La prima spedizione scientifica di Humboldt, effettuata dal 1799 al 1804 in America Centrale e Meridionale, è narrata nell’opera Voyage de Humboldt et Bonpland (23 vol., 1805-1834), che lo studiosi scrisse pochi anni dopo a Parigi, spesso successivamente pubblicata con il titolo della prima parte, Voyage aux régions équinoxiales du nouveau continent, cfr.

  • A. Von Humboldt, La geografia, i viaggi. Antologia degli scritti, a cura di M. Milanesi, A. Visconti Viansson, Milano, Franco Angeli 1975 (Geografia Umana, 14).
  • Id., Viaggio alle regioni equinoziali del Nuovo Continente, a cura di F. Orazi Vallino, Roma, Palombi 1986.

Per una sintesi delle innumerevoli definizioni e utilizzi del termine, si vedano

  • R. Biasutti, Il paesaggio terrestre, Torino, Utet 1962.
  • M. Ronai, Paysages, in Hérodote, 1 (1976), pp. 125-159.
  • P. Sereno, L’archeologia del paesaggio agrario: una nuova frontiera di ricerca, in Campagna e industria. I segni del lavoro, a cura di L. Gambi, Milano, Touring Club Italiano 1981, pp. 24-113.

Le possibilità di un incontro tra storiografia e analisi paesagistica sono state esaltate da Ferdinand Braudel. Fondamentale resta il capitolo introduttivo, dedicato all’ambiente declinato in tutte le sue accezioni, del suo celebre studio sul Mediterraneo, cfr.

  • F. Braudel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II, 2 voll., Torino, Einaudi 1953 (Biblioteca di cultura storica); 3a ed. Torino, Einaudi 1991; tit. or. La Méditerranée et le Monde méditerranéen à l’époque de Philipp II, Paris, Librairie Armand Colin 1949.

Si segnala in quest’ambito, la notevole incidenza del monachesimo benedettino, protagonista tra gli altri, di una recente e proficua giornata di studio alla Certosa di Garegano che ha visto coinvolti, accanto ai medievisti, anche un nutrito gruppo di architetti ed esperti del territorio.

La cronaca del convegno si trova in

  • G.F. Golia, Monasteri benedettini, proprietà e territorio, in Benedictina, 51 (2004) 1, pp. 181-232.

Lo spunto metodologico per queste analisi è offerto dalle ricerche realizzate in alcuni territori dell’Italia centro-appenninica, e in particolare dagli studi condotti sulla fiorente abbazia di Cava dei Tirreni da G.A. Loud:

  • G.A. Loud, The Abbey of Cava, its Property and Benefactors in the Norman Era, in Anglo-Norman Studies, IX. Proceedings of the Battle Conference, 1986, a cura di R. Allen Brown, Woodbridge-Totowa 1987, pp. 143-177; rist. in Id., Conquerors and Churchmen in Norman Italy, Brookfield USA-Singapore-Sidney, Ashgate 1999 (Collected studies series, 658)
Sulle proprietà di Cava cfr. anche
  • V. Lorè, Mutamenti politici ed espansione monastica. La Trinità di Cava nei suoi rapporti con i sovrani longobardi e normanni e con l’aristocrazia territoriale. Secoli XI-XII,  tesi di dottorato in Storia Medievale, XI ciclo, Università degli Studi di Firenze 2002, in corso di stampa.
     
    Analoga attenzione al patrimonio monastico si trova in:
     
  • L’Abbazia  di San Salvatore al Monte Amiata: documenti storici, architettura, proprietà, a cura di W. Kurze e C. Prezzolini, Firenze, All’Insegna del Giglio 1988.
  • F. Menant, Campagnes lombardes au Moyen Âge: l’économie et la socété rurales dans la région de Bergame, de Crémone et de Brescia du Xe au XIIIe siècle, Roma, Ecole Française de Rome 1993 (Bibliotheque des ecoles françaises d’Athenes et de Rome, 281).
  • A.M. Onori, L’abbazia di San Salvatore a Sesto e il lago di Bientina (1250-1300). Una signoria ecclesiastica, Firenze, Salimbeni 1984 (Quaderni di Storia Urbana e Rurale).
  • A. Piazza, Monastero e vescovado di Bobbio (dalla fine del X agli inizi del XIII secolo), Spoleto, Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo 1997 (Testi, studi, strumenti, 13).
  • C. Sereno, Monasteri aristocratici subalpini: fondazioni funzionariali e signorili, modelli di protezione e di sfruttamento (secoli X-XII) (parte prima), in Bollettino Storico Bibliografico Subalpino, 96 (1998)2, pp. 397-448; (parte seconda), 97 (1999)1, pp. 5-66.
  • S. Tiberini, Le signorie rurali nell’Umbria settentrionale. Perugia e Gubbio, secc. XI-XIII, Roma, Ministero per i beni e le attività culturali, Ufficio centrale per i beni archivistici 1999 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Saggi), pp. 3-64.

 

Bibliografia generale

 Paesaggio e memoria

Sezione Storia e territorio di Monreale