Le ultime donazioni di Guglielmo II
Tra il 1182 e il 1185 Guglielmo II completava il suo progetto per Monreale definendone l’assetto territoriale con le ultime donazioni. |
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Nello stesso documento il re faceva donazione all’arcivescovato di una casa un tempo appartenuta al conte Silvestro di Marsico, sita a Palermo nei pressi della chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio e dotata di cappella, forno e orto, e di una vigna ubicata a poca distanza dalle sorgenti del Gabriele. |
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Due diplomi consecutivi dell’anno successivo testimoniano la cessione a Monreale del rilevante territorio di Bisacquino. La tenuta di Busackinum, già popolata nel 1159, faceva parte dei feudi della famiglia Malconvénant ma nel maggio del 1183 Maria Malconvènant, per ottenere dal re l’autorizzazione a sposare Ruggero di Tarsia, aveva rinunciato al suo possesso rimettendo al demanio reale il casale e le terre pertinenti, da cui venivano quindi riassegnati all’abbazia di Santa Maria Nuova. |
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L’approvazione richiesta al re per contrarre matrimonio testimonia un preciso indirizzo della politica feudale normanna avviata da Guglielmo I, che attraverso questo meccanismo di sorveglianza – particolarmente sollecito quando la morte di un barone lasciava come unica erede una figlia femmina – aveva cercato di arginare o controllare il potere delle famiglie feudali regolando, insieme al matrimonio, anche la destinazione della terra feudale ereditata. |
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Il divieto ai possessori di baronie e feudi di sposarsi o maritare figlie, sorelle e nipoti senza il permesso regio è oggetto di un’accesa polemica contro Guglielmo I da parte di Ugo Falcando: secondo il cronista il re, ostacolando il matrimonio delle figlie dei nobiles degli regno, condannava le une ad una perpetua sterilità e gli altri ad invecchiare senza discendendi, cfr.
Hugo Falcandus, La Historia cit., p. 64.
Sull’argomento v. anche
E.I. Mineo, Nobiltà di Stato. Famiglie e identità aristocratiche nel tardo medioevo. La Sicilia, Roma, Donzelli 2001, pp. 23-24. |
Le ultime donazioni di Guglielmo il Buono si collocano tra il 1184 e 1185.
Ma Kehr ha sostenuto che questa donazione sarebbe un falso perpetrato all’inizio del XIV secolo, cfr.
P.
Kehr, Papsturkunden in Sizilien, in Nachrichten der K. Gesellschaft der Wissenschaften zu Göttingen, 1899,pp. 283-337:313-314. |
I due casali e l’abbazia corleonese sembrano essere legati ab origine: lo conferma una platea greco-araba del 1151 contenente una descrizione di terre site nei pressi di Sciacca, rilasciata da Ruggero II ad Adelicia, badessa del monastero1 .
Il convento era inizialmente sotto la giurisdizione della diocesi di Palermo ma la dotazione di Corleone a Santa Maria Nuova – ridisegnando la geografia ecclesiastica isolana – aveva costretto l’arcivescovo Gualtiero a cedere i propri diritti episcopali sul territorio in favore della neonata diocesi.
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Il casale Terrusio, descritto come territorio popolato da trenta villani, faceva quindi parte dei possedimenti del monastero. I suoi confini vengono descritti nel documento di assegnazione a Monreale. |
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Per concludere, nel giugno del 1185 venivano assegnati a Santa Maria Nuova di Monreale le circoscrizioni di Giuliana, Comicchio, Adragno, La Chabuca e Senurio con le loro pertinenze, possedimenti, cappelle e villani.
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I casali, in linea di massima, hanno lasciato tracce esigue sia nella documentazione che sul terreno.
L’unica eccezione è costuita dall’antico territorio di Giuliana, per il quale i rilievi archeologici hanno dimostrato una distribuzione attorno ad un casale di pianura ubicabile nell’attuale contrada di Santo Casale.
Una veduta di Giuliana
Scomparse invece le attestazioni su terreno relative al casale di Comicchio e a quello di Adragno, verosimilmente situabile alle pendici di monte Adranone. L’unica testimonianza ancora visibile dell’antica Adragna è la piccola chiesa di San Vito, sorta intorno al VI-V secolo d.C e successivamente dedicata a Santa Maria Bambina.
Scavi sul Monte Adranone
Stesse considerazioni valgono per il casale Senurio, che doveva trovarsi nei pressi di Calatamauro.
Più complesse le vicende di La Chabuca, a partire dallo stesso Lello identificato con il castello di Zabut edificato alla fine del XIII secolo e divenuto, insieme al suo territorio, feudo dei Peralta. Il casale, come è più probabile, costituiva un’appendice del castello: distrutto questo, perdurò ancora per qualche tempo per poi dare origine a quello che oggi è noto come il “quartiere dei vicoli saraceni” di Sambuca.
L’esito finale delle ultime donazioni effettuate da Guglielmo II per la Monreale medievale è un territorio di oltre mille km2 che occupava una parte consistente del Val di Mazara, dalla tonnara di Isola delle Femmine sino alla Valle del Belice – nell’entroterra meridionale – lungo l’asse ideale che collega Palermo a Sciacca: uno spazio geografico articolato sul vasto altopiano tra le diocesi di Palermo, Agrigento e Mazara, delimitato dai castelli di Alcamo, Partinico, Chiusa Sclafani e dalle rocche di Calatamauro, Giuliana e Cefalà e contrassegnato da una serie di colline più o meno alte, con numerosi picchi circondati da ampie pianure ondulate. |
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Vale la pena di ricordare che solo in via eccezionale le egemonie signorili medievali si estendevano su vaste aree e che di norma anche i signori più potenti controllavano un pugno di castelli, spesso non più di tre o quattro, con un territorio complessivo di qualche centinaio di chilometri quadrati2.
Non è dunque azzardato affermare che la grande proprietà fondiaria di Santa Maria Nuova, definitasi tra il 1176 e il 1185 in parallelo al consolidamento del suo ruolo politico, sfociava nella creazione di «uno stato nello stato, un’altra monarchia in miniatura compresa nella grande»3.
1 Il documento (Palermo 6659, 1151 Maggio, Ind. XIV), non trascritto nel liber, è stato regestato da Garufi, cfr.
C.A. Garufi, Catalogo illustrato del Tabulario di S. Maria la Nuova cit., pp. 5-6, n. 5.
2 S. Carocci, Signoria rurale, prelievo signorile e società contadina (sec. XI-XIII): la ricerca Italiana, in Pour une anthropologie du prélèvement seigneurial dans les campagnes médiévales. Réalités et représentations paysannes, a cura di
M. Bourin, P. Martinez Sopena, Paris, Publications de la Sorbonne 2007, pp. 63-82:67. Facevano eccezione solo alcuni grandi monasteri : Sandro Carocci cita tra gli esempi quelli di Farfa, Subiaco e Cassino.
3
C. Concetti, Memorie storiche di Monreale e suoi dintorni cit., p. 126.
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